Scuole di Bregaglia

Scuola secondaria e d’avviamento pratico

Settimana progetto “Selve castanili: ambiente, cura e prodotti”. Dal 31.5 al 4.6.2021.

“Uccelli nel castagneto e arte nella natura”
Lunedì pomeriggio 31 maggio siamo andati a Plazza, zona castanile al di sotto di Soglio. Con Renato Roganti abbiamo
avuto l’occasione di ottenere delle informazioni sugli uccelli che vivono nella selva. Due specie molto rare
che nidificano in questa zona sono la “Balia dal collare” e la “Balia nera”. Ci ha fatto anche vedere delle
cassette in cui depongono le uova. Inoltre ci ha fatto notare in un tiglio, con il tronco tutto bucherellato, dei fori tutti in fila uno vicino all’altro creati dal Picchio Rosso. In un secondo tempo abbiamo avuto modo di
osservare la natura e disegnare le sue particolarità. I soggetti interessanti sono stati i caratteristici tronchi,
le foglie dei castani e le cascine.
Aurora e Giada

1 Uccelli nel castagneto ec6e5

2 Arte nella natura 9b095

“Castagne nel piatto”
Martedì mattina 1° giugno in sette alunni di 8a e 9a classe ci siamo offerti volontari per cucinare, a tutta la scuola, il pranzo a base di farina di castagne.
Come prima cosa, a turni, abbiamo apparecchiato i tavoli e preparato gli impasti per le tagliatelle di castagne. Gli ingredienti che abbiamo usato sono stati: farina di castagne, farina semi-bianca, sale e acqua. Tutti questi sono stati mischiati e lasciati riposare per una mezz’ora.
Dopodiché, con l’aiuto di quattro apposite macchinette, abbiamo steso e formato le tagliatelle.
Un passaggio importante da non dimenticare, è stato quello di infarinare (usando 3 pacchi di farina) tutti i vassoi pieni di tagliatelle per evitare che si attaccassero tra loro e di dover rifare il lavoro.

All’ora di pranzo abbiamo fatto bollire il tutto e preparato il condimento di burro e salvia. L’abbiamo servito nei piatti e offerto a compagni e insegnanti. A fine pranzo, come dessert, ci siamo gustati una fetta di torta di castagne, preparata dagli alunni di 7°.
Questa ricetta è stata presa dal libro bregagliotto “La nossa storia”, nel quale le cosiddette tagliatelle vengono chiamate “Pizzocal da Soi”, proprio perché la ricetta deriva dal paese di Soglio. Oltre a questo pasto, il libro contiene altre sfiziose ricette tradizionali di sottoporta, nonché della parte bassa della valle.
Sofia e Irene

5 Castagne nel piatto2 153e4

 I rifiuti (progetto perla di Filippo Pedroni)
Il progetto di Filippo è iniziato con una breve presentazione sui rifiuti nel mondo.
Prima ha parlato dei diversi tipi di spazzatura e dei problemi che causano, poi ha spiegato che non ci sono soltanto i rifiuti di plastica, ma anche rifiuti tossici come: fertilizzanti per il giardino, batterie, prodotti farmaceutici, ecc.
L’immondizia non è soltanto sulla terra ferma, ma esistono vere e proprie isole di spazzatura situate nei mari e negli oceani, la più grande si estende per più di 10'000'000 di km2 ed è stata scoperta nel 1972. Queste particolari isole sono sei e convergono nei punti in cui le correnti marine si vanno ad unire. La plastica in mare viene raccolta con delle navi o barche che hanno un nastro circolare attaccato alla prua.

Tornando ai rifiuti nella nostra valle, per la raccolta di quelli domestici si utilizzano dei sacchi rossi che hanno già compreso nel prezzo la tassa di smaltimento.
I centri di smaltimento sono organizzati in base alla tipologia di rifiuto come: vetro, carta, cartone, PET e batterie.
Nella seconda parte del progetto abbiamo avuto il piacere di dare un contributo al pianeta con la vera e propria raccolta dei rifiuti. Abbiamo pulito la sponda del fiume Maira sotto la scuola e alcune particelle circostanti. Il martedì pomeriggio ci siamo incamminati sulla strada sterrata verso Borgonovo. Non c’erano molti rifiuti sulla strada, solamente alcuni mozziconi. Così ci siamo diretti verso Vicosoprano. A metà strada abbiamo conosciuto i diversi tipi di fiori che crescono nei nostri prati, grazie alle indicazioni di maestra Daniela Rota.
Giunti a Vicosoprano, al parco giochi, abbiamo trovato diverse cartacce di caramelle, biscotti e varie cose. Sulla via del ritorno abbiamo trovato un serpente morto, un uccellino morto ed un topo morto. Ritornati alla scuola di Stampa abbiamo svolto lo smistamento dei rifiuti trovati a seconda delle loro caratteristiche.

Ci siamo accorti che ci sono parecchi mozziconi. Un mozzicone, a dipendenza del tempo e dell’umidità, impiega fino a 5 anni a decomporsi.
Con questa attività vorremmo portare l’attenzione delle persone sul fatto che, anche solo nel nostro piccolo, siamo riusciti a trovare parecchi rifiuti.
È vero che siamo in una piccola Valle, ma ogni singola persona può contribuire a rendere il nostro pianeta un posto pulito e sicuro. Per chi ha raccolto più rifiuti la vittoria è stata “morale”:
poter contribuire alla pulizia della valle rendendola ancora più bella e vivibile è stata una grande soddisfazione.
Nicolò, Stefano, Giulia e Alessia

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Pulizia selva
Martedì alle prime luci del mattino, ci siamo recati a Plazza, una selva castanile poco distante dal villaggio di Soglio. Plazza si trova a un’altezza di circa 915 m.s.l.m. Quasi tutti gli edifici presenti sono cascine che si utilizzano tutt’ora per essiccare le castagne. Dopo la seconda guerra mondiale si iniziò a trascurare i castagneti e a loro volta le cascine. Lo stato delle cascine a Plazza al giorno d’oggi sono molto buone, perché i proprietari hanno deciso di ristrutturarle e far proseguire la tradizione dell’essiccazione delle castagne. Le cascine presenti a Plazza sono tutte di media grandezza, a parte due molto grandi. Nei luoghi più ripidi nelle selve castanili si diffusero altre piante ad esempio betulle, tigli, noccioli e ciliegi; invece nel piano le selve rimasero intatte. Mantenere i castagni è molto impegnativo per il fatto che quando perdono le foglie bisogna rastrellarle, bisogna potarli regolarmente e piantare piante giovani al posto delle piante vecchie. I castagni hanno bisogno di molta luce e spazio. Sono piante molto delicate per il fatto che non si possono pressare le loro radici con trattori o altri veicoli molto pesanti, perché si potrebbe danneggiare l’apparato radicale. I castagni possono arrivare all’altezza di 25-30 metri e raggiungere l’età di 500 anni. A Plazza i castagni hanno un’età compresa tra i 200 e i 400 anni. In Bregaglia ci sono vari tipi di castagni, tra i quali il castagno europeo e il castagno d’India. Il frutto del castagno d’India però non si può mangiare poiché non è salutare per l’intestino, quindi si utilizza come foraggio per il bestiame. Gli animali a cui piace cibarsi del castagno sono tassi, caprioli, cervi, ghiri, scoiattoli e vari tipi d’uccelli.
Il pomeriggio siamo andati a pulire una selva di nome “La Vigna”, sopra il paese di Bondo.

Il proprietario Guido e sua sorella Ivana hanno spiegato il motivo della pulizia, che è quello di riportare in vita la selva e raccoglierne le castagne.
Terminata l’introduzione, i ragazzi si sono messi al lavoro ammucchiando rami di varie piante che sono state tagliate per lasciare più luce ai castagni; grazie a questo taglio i castagni dovrebbero poter produrre fino al doppio di quanto producevano prima. I ragazzi erano molto motivati e, in poco tempo, avevano già fatto gran parte del lavoro. A metà pomeriggio Ivana e Guido ci hanno offerto una buonissima merenda composta da torte di castagne, frutta e bibite così da poter continuare il lavoro pieni di energia. Alla fine della giornata Guido ci ha ringraziati per il prezioso aiuto. Nonostante sia stato faticoso, è stato molto bello aiutare Guido e Ivana a riportare in vita questa selva e siamo rincasati la sera stanchi, ma soddisfatti.
Aitana, Samira, Nicola e Elia

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Visita al vivaio
Mercoledì mattina 2 giugno ci siamo spostati da Promontogno a Nossa Donna, dove gli impiegati comunali Andrea e Paolo Giovanoli ci hanno mostrato il vivaio e spiegato le caratteristiche del castagno e del suo frutto.
In Bregaglia abbiamo la castagna sativa. A Sottoporta, fra i villaggi di Soglio, Bondo e Castasegna, si trovano i più grandi castagneti d'Europa. Il loro frutto, la castagna, ha avuto, soprattutto nei periodi di crisi, un ruolo molto importante nella nostra valle, in Ticino e a sud delle Alpi svizzere.
I castagni sani possono arrivare a un’altezza di 25-30 metri e possono vivere fino a 500 anni.

Il castagno è stato portato in Val Bregaglia dai romani. A partire dal primo secolo d.C. l’Insubria diventa il primo centro di coltivazione intensiva del castagno. A partire dall’anno 1000 il castagno assume un ruolo fondamentale per la sopravvivenza delle comunità contadine.
In diversi paesi la cultura per la castagna è stata persa per tanti anni ma in Bregaglia, anche grazie all’associazione dei castanicoltori creata nel 2006, questa cultura non è mai stata definitivamente persa, anzi è stata rivalutata.
In Val Bregaglia c’è una selva di castagne divisa in 4 parti. Quelle parti sono ancora divise in mini selve. Le mini selve sono suddivise su molti proprietari. I castagni possono essere colpiti da malattie come: il cancro del castagno, il mal dell’inchiostro e il cinipide galligeno. Gli effetti variano da anno ad anno e non è sempre possibile prevenire i danni.
Catarina e Gonçalo

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La cascina
Mercoledì mattina l’insegnante Manuela Filli ci ha spiegato molte cose nuove e interessanti sulle castagne e le cascine. Le cascine sono degli edifici che vengono utilizzati per essiccare le castagne. Le mura di base qui da noi sono costruite in sasso, mentre la parte superiore è in legno. Il pianterreno ha il pavimento in terra battuta, uno o due focolari, una scaletta e forse ancora un posto per depositare la buccia delle castagne dell’anno prima. Il piano superiore ha una griglia e dei listelli con lo spazio per far passare il fumo. Le cascine in Ticino sono un po’ diverse, ad esempio non sono per forza chiamate cascine ma vengono chiamate grà. Sono fatte tutte completamente in sasso, hanno una porta sul retro e non hanno una scaletta.
A Bondo ci sono 17 cascine di diverse dimensioni. Queste sono state costruite attorno il 1850 e il 1880. Le cascine si trovano ai bordi o fuori dal paese, perché sono più vicine alle selve, inoltre dato che nel periodo dell’essiccazione vengono accese quasi tutto il giorno c’è pure il rischio di un incendio. Il fuoco si dilagherebbe molto in fretta e tutte le case potrebbero prendere fuoco.

Ai tempi le castagne erano gli alimenti principali della popolazione e, dato che in soli dieci giorni vanno a male, hanno trovato un modo per conservarle più a lungo. Il metodo è farle essiccare, cioè si fa un fuoco con legna di castagno per avere lo stesso profumo e perché tiene la fiamma più a lungo. Poi sopra si mette la “füfa” dell’anno prima, che è la pelle delle castagne, per creare più fumo.

Il fuoco viene acceso una volta alla mattina e una volta alla sera. Questo lavoro dell’essiccazione dura dalle 4 alle 6 settimane. Circa a metà periodo vanno girate, quelle sotto vanno sopra e quelle sopra vanno sotto. Alla fine dell’essiccazione le castagne sono lucide. Il lavoro successivo è sgusciarle, si può fare con un apparecchio elettrico oppure in modo tradizionale: quando sono ancora calde si mettono in un sacco e si sbattono su un ceppo. I principianti possono contare le battute, così sarà più semplice. Si battono circa una quindicina di volte da una parte e poi si gira. Agli esperti non serve contare, riescono a sentire quando sono circa pronte. Per evitare che la corda si snodi prima di sbattere la punta del sacco viene bagnata un po’. Appena finito di sbattere, le castagne vengono messe nei van. Il van è un oggetto che serve a dividere le bucce delle castagne dalle castagne secche. I van non si trovano quasi più da nessuna parte. Una volta messe nei van la persona incaricata con un movimento particolare riesce a far si che le pelli più fini vadano avanti e cadano fuori, mentre le castagne rimangano dietro. Dopo questo le castagne vengono svuotate in un setaccio.

Poi si dividono le castagne belle e i farciam, pezzi piccoli delle castagne. La fase seguente è togliere la pelle restante, chiamata episperma, con dei coltellini. Questa fase in bregagliotto si chiama: sgraté castegnan. Si possono sgusciare nel modo tradizionale, cioè a mano, oppure con una macchina elettrica chiamata sgusciatrice.
Le castagne, a cui sono state tolte le pelli, si chiamano castagne bianche. Infine, le castagne vanno portate al mulino oppure vendute a persone che le desiderano. È un lavoro che dura molto tempo e ci vuole molta pazienza. Non è così semplice come sembra e dietro c’è molto lavoro, ma alla fine si hanno molte castagne buone.
Giovanni e Valentina

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Una visita al mulino
Mercoledì ci siamo recati al mulino Scartazzini a Promontogno.
Il proprietario, Gian Andrea Scartazzini, ci ha accolti e successivamente guidati nel suo mulino, il più piccolo della Svizzera.
Il mulino è suddiviso in cinque settori. Nella prima parte della visita ci ha mostrato le varie tipologie di grano che si macinano, ad esempio: farro, segale, grano saraceno e orzo.

Il signor Gian Andrea ci ha spiegato che l’orzo, venduto alla Coop, viene lavorato nel suo mulino. Ci ha pure mostrato con quali tipi di grano si possono produrre i vari tipi di pane. Inoltre, per restare in tema con la settimana progetto, abbiamo potuto constatare che, nel mulino, viene anche prodotta la farina di castagne. Nella seconda parte della visita abbiamo osservato i vari funzionamenti delle macchine all’interno del mulino e come le varietà di grano vengono macinate. Il mulino funziona grazie all’energia prodotta “dall’acqua”. Il grano, lavorato dal signor Scartazzini, viene principalmente da Landquart ma, qui in valle, ci sono anche due contadini che hanno cominciato da pochi anni a coltivarlo: Jan Schmid e Giacomo Waltenspühl. È stata una visita coinvolgente ed interessante e abbiamo ottenuto molte nuove informazioni.
Lin e Simona

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Gita in verticale
La nostra gita in verticale ha avuto luogo, con partenza da Soglio, giovedì 3 giugno 2021. Siamo saliti fino al maggese di Cävi, quindi quasi fino al limite del bosco di abeti rossi raggiungendo il livello alpino a 2'100 m.s.l.m. Da qui, dopo la meritata pausa pranzo, discendendo il pendio abbiamo attraversato il livello subalpino (1'500m.s.l.m - 2'100m.s.l.m.), il livello montano, fino a raggiungere il paese di Castasegna sul fondovalle, dove abbiamo trovato un meraviglioso castagneto.
Negli ultimi 80 anni il bosco del livello montano è avanzato molto e ha tolto spazio ai castagni, ai prati e ai pascoli. Il motivo è che la castagna non è più indispensabile quindi alcune selve castanili non sono più state coltivate e sono andate perse. Il bosco del livello subalpino è cresciuto molto a causa dei pochi contadini che ci sono al giorno d’oggi. Il livello alpino è in parte diminuito nella sua parte inferiore a causa del surriscaldamento globale e il continuo innalzamento della vegetazione.
In Bregaglia ci sono molte tipologie di bosco. A dipendenza dei fattori climatici, dall’esposizione solare, dall’altezza, dalle precipitazioni, ecc. possiamo distinguere diverse comunità boschive.
Esempi di comunità boschive sono: pinete, lariceti, castagneti, ecc.

A Stampa, che si trova a 1'000 metri di altezza e che presenta due tipi di pendii con esposizioni diversi possiamo trovare quindi differenti tipologie.
Lungo il fiume Maira e i suoi affluenti (Valär) c’è il bosco golenale composto in larga parte da ontani e frassini, con la presenza anche di singole betulle, aceri, ciliegi e altre specie. Non si tratta dunque di un classico ontaneto.
A sud del villaggio di Stampa, oltre il vecchio poligono di tiro troviamo un lariceto, un bosco formato esclusivamente da larici che sono alberi che possono raggiungere i 50m. Ci sono due sottospecie di larice, larice comune europeo e larice alpino, che può raggiungere gli 800 anni di età.
Sul pendio esposto al sole a nord di Samarovan si estende un bosco misto di latifoglie.
Si definiscono latifoglie, quelle piante caratterizzate da foglie larghe a prescindere dalla loro forma, come: la quercia, il frassino, la betulla, l’acero, il noce e il nocciolo, il castagno, ecc.
Samuele, Livio, Silvio e Fabian

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Däir
Däir è un maggese che si trova a 1'610m.s.l.m nella Val Luver con un’esposizione verso ovest.
Le coordinate del maggese Däir sono 2’759 638 / 1'135'293, ma dal punto più basso al punto più alto ci sono circa 400 metri di dislivello, in quanto (Däir) è situato su un pendio ripido.

A Däir ci sono 7 cascine ancora in uso e 17 stalle. Le cascine sono disposte in tre gruppi vicini, alcune di queste abitate dai cacciatori nel periodo della caccia, invece le stalle sono un po’ sparpagliate su tutta la superficie del maggese. La stalla più vecchia si trova lungo il sentiero pedonale che conduce verso il Passo da la Prasgnola ed è datata 1726. Sul monte c’è abbastanza acqua per alimentare le cascine, le fontane e il bestiame.
Una volta il maggese veniva falciato completamente e gli animali salivano a pascolare in primavera ed in autunno. Le stalle venivano utilizzate tutte, oggi purtroppo sono in uno stato di decadimento. Il bosco è più fitto, perché non viene più falciato così tanto come una volta.
Da qualche anno le capre salgono di nuovo al pascolo e da quest’anno pure le mucche. A Däir c’è “molta storia” di tante persone che hanno vissuto e lavorato. Speriamo che Däir possa sopravvivere e che il bosco non continui a crescere nel pascolo. Se ci fosse una strada fino al maggese sarebbe più facile poterla coltivare e raggiungerla con la merce.
Martin e André

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Cävi
Il maggese Cävi in passato apparteneva a Soglio, vecchio comune di Sottoporta. Solo più tardi con la suddivisione territoriale cambiò e passò al comune di Castasegna. Il sentiero che porta a Cävi è difficile da trovare e non si consiglia a nessuno di andarci senza guida. Si trova su un cucuzzolo sopra Soglio ad una altezza di 1950m.s.l.m, alle coordinate 2'760’116 / 1'135’402. Da qui si ha una vista spettacolare sulle montagne della Bondasca fino verso Chiavenna. I paesi di Soglio, Bondo e Stampa si vedono da un’ottica molto particolare. La vista nel vallone ai piedi del Piz Märc fa capire come questo posto sia molto selvaggio e impenetrabile. Ogni tanto cadono delle pietre che possono arrivare fino all’altezza di Soglio. Da Cävi non è possibile salire direttamente sulle montagne soprastanti. A Cävi il bosco ha occupato sempre più quello che era il prato e oramai il maggese è separato in due parti da una lingua di bosco. Ci sono sette costruzioni, tra stalle e cascine, ancora in piedi, altrettante sono quelle crollate. Su alcune pietre sparse si notano delle incisioni e coppelle.
Fino alla seconda guerra mondiale Cävi era coltivato da tre fino a quattro contadini. I quali salivano al pascolo con il bestiame, mucche e capre, e falciavano i prati.

Nel 1956 Renzo Maroli, l’ultimo contadino a coltivare Cävi, ha abbandonato il maggese a causa dei problemi riguardante l’approvvigionamento dell’acqua e della sua posizione marginale.
Attualmente due proprietari lo usano saltuariamente. Inoltre è un luogo prediletto di alcuni cacciatori che possiedono delle cascine più in basso.
Sebastian e Dario

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Gita nel castagneto
Giovedì 3 giugno erano previste due gite, una più faticosa (si legga sopra) e una più leggera. Di quest’ultima parliamo i questo articolo.
La partenza era a Castasegna, dove abbiamo potuto osservare il paese e le sue particolarità:
- Il paese vecchio è situato intorno alla chiesa.
- Intorno al 1800 nacquero altre case più benestanti.
- Brentan è nato nel 1950 e si trova sopra il paese di Castasegna.
- Le case dell’EWZ sono progettate da Bruno Giacometti.
- Guaita è un piccolo luogo vicino a Castasegna in cui vi erano dei crotti.

Abbiamo poi continuato verso Bondo, attraversando Mota e Bregan. Percorrendo il paese di Bondo abbiamo potuto notare tanti orti circondati da muri. Un tempo essi erano parte di case, successivamente bruciate dagli spagnoli.
Sempre a Bondo ci hanno spiegato le differenze tra il castagno e l’ippocastano: due alberi che abbiamo visto nelle selve.
Il castagno ha le foglie con una nervatura ben visibile e con il bordo dentato. I fiori sbocciano in giugno, quelli maschili sono lunghi e sottili, quelli femminili sono dei ricci verdi che in autunno diventano marroni. I frutti sono commestibili. Con i fiori si può fare un buon sciroppo che abbiamo potuto assaggiare.
L’ippocastano ha le foglie con il bordo seghettato e a forma di palmo. I fiori sono a pannocchia, bianchi e rosa. I frutti sono uno per riccio, a forma di palla e non commestibili.

Siamo poi andati a Caccior e abbiamo superato la Plota, percorso che ci ha portati a Soglio.
Lì ci siamo recati nella piazzetta davanti alla chiesa, dove abbiamo pranzato. Eravamo tutti molto affamati, visto il ritardo…
Dopo aver mangiato, i docenti sono andati a prendere un caffè, noi li abbiamo aspettati fuori.
Nel primo pomeriggio ci siamo diretti verso Dasciun, dove ci attendeva l’altro gruppo. Lì abbiamo fatto una pausa e ci siamo aggiornati sulle vicende accadute durante il giorno.

Gli insegnanti ci hanno poi proposto due vie diverse per arrivare a Brentan, la destinazione finale.
Una, la più leggera, prevedeva la discesa diretta verso il parco giochi di Castasegna. L’altra consisteva in un giro più lungo e faticoso, che passava oltre confine. Ci siamo divisi nuovamente in due gruppi, in base alla preferenza.
I ragazzi che hanno percorso la via più pesante hanno goduto di una bellissima vista su Castasegna, Soglio e Bondo. Gli altri ragazzi sono arrivati a destinazione prima. Mezz’ora dopo ci siamo riuniti e abbiamo avuto un po’ di tempo libero, prima della grigliata.
Al campo alcuni di noi hanno giocato a calcio o chiacchierato, altri hanno fatto battaglie acquatiche oppure hanno aiutato Tullio in cucina.
Dopo aver preparato i tavoli, Tullio ha cominciato a cucinare la cena, a base di Bratwurst o Cervelat, con insalata di patate e pane. Come “antipasto” c’era un sacchettino di braschér, preparati precedentemente da alcuni di noi. Il bello di questa cena era la compagnia.
Verso la fine gli insegnanti ci hanno dato anche il dessert; un biscotto con sopra un po’ di vermicelli preparati con le castagne bregagliotte. Alla fine abbiamo messo a posto i tavoli e le panchine. Alcuni si sono trattenuti a Castasegna con gli amici, la maggior parte è andata a casa in posta.
Elisa, Laura, Carlotta, Dahlia, Leandro e Ryan.

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